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Tuesday, January 31, 2012

June Tabor & Oysterband

Non credo che ci siano dubbi che, fra tanti ottimi CD pubblicati, la vera perla del 2011 sia "Ragged Kingdom", dalla collaborazione June Tabor & Oysterband. A questo album mi sono avvicinato passo dopo passo, con poca convinzione e qualche pregiudizio. Ora, alla fine di un percorso di affinamento dell'ascolto, eccomi qui con la conclusione che si tratta di un significativo capolavoro. I dubbi nascevano dal mio rapporto non facile con con i primi lavori della band di Canterbury, che introducevano negli arrangiamenti folk-rock dell'epoca (Step Outside, nella mia collezione di CD, è del 1986) componenti ritmiche e gusto vocale in stile "pop/new-wave/punk" molto distanti dai miei gusti di allora e di oggi. Non diversa era stata la mia accoglienza per "Freedom and Rain", il primo episodio della collaborazione con la Oysterband (o Oyster Band, come il gruppo si firmava in quegli anni). Una batteria goffamente percussiva e arrangiamenti semplificati impedivano alla pregiata selezione di canzoni presenti nell'album di spiccare il volo, malgrado la voce solenne ed intensa di June Tabor.
Ventidue anni dopo, cambiato radicalmente il panorama musicale, June e gli Oysters celebrano finalmente il loro ritorno in un lavoro maturo, stilisticamente curatissimo nell'approccio acustico e, spesso, minimale, con punte di assoluta eccellenza sia nella resa di materiale tradizionale, sia nella riproposta di musica d'autore. Nella prima categorie spuntano canzoni da ricordare come Bonny Bunch of Roses, candidato a miglior canzone tradizionale dell'anno dai BBC Radio 2 Folk Awards, e My Son David (dalla raccolta di F.J. Child), che vi invito ad ascoltare in questo post:


 I don't believe there is any doubt that, among so many excellent CDs published, the real gem of 2011 is "Ragged Kingdom," the Oysterband & June Tabor second episode of collaboration. I approached to this album step by step, with little conviction and some prejudices. Now, at the end of a process of refinement through repeated listening, here I am with the conclusion that this is a significant masterpiece. Doubts had arisen from my not easy relationship with the Canterbury band's early work, that introduced in the folk-rock arrangements of that times (Step Outside, in my CD collection, dates back in 1986) rhythmic components and vocal taste for a "pop / new wave / post-punk" fashion very far from my tastes of the time. My reception for "Freedom and Rain", the first episode of collaboration with Oysterband (or Oyster Band, as the group signed himself in those years) was not much different. Awkwardly percussive drums and simplified arrangements prevented the fine selection of songs in the album to take off, despite the intense and solemn voice of June Tabor.


Twenty-two years later, with a deeply different musical landscape, June and Oysters finally celebrate their return in a mature work, stylistically precious in its acoustic and often minimal sound, with peaks of excellence in the production of both traditional and original material. In the first category stand out memorable songs like Bonny Bunch of Roses, nominated for best traditional song of the year by BBC Radio 2 Folk Awards, and My Son David (from the collection of FJ Child), which I invite you to enjoy in this post:

 

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